Qualunque clinico si occupi di sofferenza umana ha l’obbligo morale nonché deontologico di applicare un modello di intervento scientificamente fondato e tecnicamente viabile. Il modello della Psicoterapia Cognitiva Neuropsicologica (PCN) prevede che la trattazione teorico-clinica di ogni patologia debba essere sempre coerente con i fondamenti ontologici della natura umana (con specifico riferimento alla tradizione fenomenologica e ermeneutica), in modo da far emergere la concordanza interdisciplinare tra tutte quelle scienze (psicologiche e neuro-scientifiche) che se ne occupano.

Ogni paziente è innanzitutto un “individuo” e i suoi modi di fare esperienza (comprese le modalità patologiche) sono sempre mediati dalla propria ed unica storia di vita. Pertanto, non è possibile comprendere una manifestazione psicopatologica attraverso semplici processi di categorizzazione oppure esaminando soltanto i sintomi. Ad esempio, immaginiamo la sofferenza di un ipotetico studente di ingegneria in seguito al mancato superamento di un esame universitario importante ai fini della prossima laurea (in terapia, il racconto della sofferenza rappresenta il testo o il racconto di sé del paziente). Il suo malessere potrà essere compreso solo alla luce dell’interazione tra lo spazio d’esperienza (i fatti che contraddistinguono la vita della persona nei vari contesti – sono un bravo studente però l’esame è andato male) e uno o più specifici orizzonti d’attesa (progetti di vita – voglio laurearmi al più presto per diventare un ingegnere).

Una specifica sofferenza, dovuta alla bocciatura ad un esame universitario, assumerà dei connotati del tutto individuali, a seconda del carico emotivo che il ruolo dello studio ricopre per quello studente. Banalmente, il traguardo della laurea come fonte primaria di identificazione di sé (voglio laurearmi al più presto per diventare un ingegnere), inciderà nel carico della sofferenza emotiva in modo assai diverso e probabilmente più potente rispetto a chi potrebbe vivere il conseguimento dello stesso obiettivo senza alcuna connotazione definitoria di sé o alla luce di orizzonti d’attesa (studio perchè al giorno d’oggi una laure è importante, ma se proprio non ci riesco a completare il percorso, farò altro).

“Se invece considerassimo l’esperienza emotiva come
un modo di percepirsi che accade
contemporaneamente
ad una certa apertura di mondo? 

Se la significatività degli eventi
si rivelasse contemporaneamente

al proprio modo di sentirsi emotivamente situato?” 

Arciero & Bondolfi, 2012.
Sé, Identità e Stili di Personalità.

L’approccio utilizzato dallo psicoterapeuta specializzato in  Psicoterapia Cognitiva Neuropsicologica (PCN), consente di individuare con precisione le aree di difficoltà su cui poi intervenire in modo mirato. Ogni intervento è “costruito su misura”, fondandosi sull’unicità della storia di vita della singola persona.

Le neuroscienze ci mostrano che le emozioni e le esperienze (siano esse positive o negative) precedono la riflessione e non viceversa. Per questo motivo risulta inutile, praticamente sempre, dire ad una persona ansiosa “non ha senso che tu sia agitato!” o ad una depressa “la vita è bella, goditela!”, in quanto il mondo e i suoi eventi sono già aperti negativamente alla persona che soffre, prima di qualunque riflessione, che non cambierà la percezione degli stessi.

Risulta quindi necessario l’intervento di uno Psicologo competente: lo Psicologo con approccio Cognitivo Neuropsicologico possiede gli strumenti utili a cogliere le esperienze che, all’interno della storia di vita del paziente, hanno portato alla nascita della sofferenza ed a quelle che la sostengono. Conosce inoltre le strategie necessarie al superamento di questi stalli (ad esempio specifici compiti da svolgere a casa). Parlo di “stalli” poiché è l’ “essere sempre uguali a noi stessi” che spesso ci porta a soffrire; basti pensare al fatto che ogni patologia altro non è che il ripetersi di specifici comportamenti.

“Io sono come mi vedo, un campo intersoggettivo,
non malgrado il mio corpo e la mia storia, ma perché
io sono questo corpo e questa situazione storica
per mezzo di essi”.

Maurice Merleau-Ponty, 1945.
Fenomenologia della Percezione.

Leggi anche: